Il termine “Hikikomori” viene usato per descrivere una particolare categoria di persone che sono accomunate dalla tendenza all’isolamento e all’emarginazione, e che rifiutano o riducono al minimo indispensabile i contatti con l’esterno. Questa parola deriva dalla lingua giapponese e significa, letteralmente, “stare in disparte” o “staccarsi”. Da sempre considerato come un fenomeno tipico della cultura nipponica, negli anni ha preso piede anche nelle civiltà occidentali, diffondendosi in paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti. Anche in Italia si sta assistendo ad una crescita sempre maggiore di questo fenomeno, accentuata soprattutto dalla pandemia di Covid-19.
Questa condizione colpisce principalmente adolescenti e giovani compresi nella fascia d’età dai 14 ai 30 anni, soprattutto di sesso maschile, anche se il numero delle ragazze soggette a tale problematica può essere superiore e in aumento rispetto a quanto figura dalle statistiche. Inoltre, si sta registrando una grande incidenza del fenomeno anche tra la popolazione degli over 40, dimostrando così la cronicità di questa situazione, che può essere davvero difficile da risolvere e potrebbe durare per tutta la vita.
Gli Hikikomori, rinchiusi nelle proprie stanze, decidono di isolarsi dal mondo esterno per un periodo di tempo prolungato, annullando completamente qualsiasi tipo di contatto con l’esterno, talvolta addirittura anche con i propri familiari. I ragazzi soggetti a questa condizione non mostrano alcun interesse verso attività esterne, né scolastiche, né tantomeno lavorative, e vedono in maniera negativa la società, da cui si sentono oppressi e giudicati. Queste persone non si sentono all’altezza di affrontare il mondo che le circonda e sperimentano un’insofferenza alla socialità che li spinge a rinchiudersi sempre di più. Oltre ad avere ripercussioni dal punto di vista mentale e psicologico, questa condizione comporta anche importanti conseguenze negative per la salute. I ritmi di vita degli Hikikomori, infatti, vengono completamente stravolti: dormono di giorno e vivono di notte, alterando così il corretto ritmo sonno-veglia. Molti si isolano completamente rifiutando addirittura la luce del sole, con la tendenza a vivere nel buio totale delle loro stanze e aumentando così la possibilità di sviluppare comportamenti autodistruttivi e autolesionisti.
Più volte si ricorre all’associazione tra hikikomori e dipendenza da internet, considerando quest’ultima come la causa scatenante dell’isolamento. Quest’affermazione non è però esatta, poiché i primi casi di hikikomori si registrarono quando ancora internet non esisteva, ragion per cui questa condizione ha radici ben più complesse, da non ricercare esclusivamente nella tecnologia. Senza dubbio internet è un acceleratore del fenomeno, è una conseguenza, in quanto i ragazzi, una volta isolati dal mondo reale, si rifugiano in una realtà per loro più semplice da affrontare e gestire, ossia quella virtuale. Piuttosto, le cause di questa condizione sono da ricercare analizzando il contesto in cui si trova inserito il ragazzo, da quello familiare a quello scolastico, per capire e trovare le possibili soluzioni al problema.
La famiglia e, nello specifico i genitori, svolge un ruolo chiave in questa tematica. È quindi importante che si sviluppi la giusta consapevolezza per affrontare questa condizione, che va presa seriamente per riuscire a trovare una soluzione che possa mettere fine all’isolamento compulsivo degli hikikomori. Per saperne di più sul ruolo della famiglia e dei genitori in questa complessa tematica leggi l’articolo dedicato.
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